Di Antonio Nunno Parma 2 giugno 2021 - L’altro personaggio storico che accomuna Parma e Vasto è quella dell’anarchico Antonio Cieri (1898, 1937).
Nativo di Vasto (CH), è stato insieme a Guido Picelli, una delle figure più importanti delle Barricate del 1922, i cosiddetti “Fatti di Parma”.
Con questa espressione si evoca l’assedio degli squadristi fascisti, sotto il comando di Roberto Farinacci e poi di Italo Balbo, alla città di Parma, nei quartieri Oltretorrente, Naviglio e Saffi, in cui si trovavano asserragliati gli Arditi del popolo e altre formazioni di difesa proletarie, con grande partecipazione di massa, a partire dai primi giorni dell’agosto 1922.
La coraggiosa resistenza degli assediati, che avevano aderito al movimento operaio e democratico di lotta al fascismo, con barricate e trincee, ebbe ragione su circa diecimila fascisti, giunti armati e ben equipaggiati dal parmense e dalle province limitrofe. Il 6 agosto, dopo cinque giorni di combattimento, le ingenti forze mobilitate dal PNF, rinunciarono all’operazione e si ritirarono lasciando il controllo dell’ordine pubblico all’Esercito.
A ricordo dell’eroica resistenza popolare, ancora oggi, si può leggere sui muri che costeggiano gli argini del torrente Parma, una enorme scritta in dialetto parmigiano: “Balbo, t’è pasè l’Atlantic mo miga la Perma” (Balbo avrai anche passato l’Atlantico ma non sei riuscito a passare il torrente Parma”). La vicenda umana e politica del vastese Antonio Cieri appartiene alla generazione di combattenti, che nel corso della seconda guerra mondiale, misero in gioco generosamente la propria esistenza pur di non rinunciare alla difesa della libertà e della dignità umana, quella dei più disperati e bisognosi, in particolare.
Antonio fu decorato, a 17 anni, durante il corso della prima guerra mondiale, per essersi distinto nel compito di caporale telegrafista, che aveva svolto spostandosi, incurante del pericolo, tra le trincee e le casematte.
Antonio non si riconoscerà mai nella motivazione ufficiale del conferimento della medaglia ma in quello che fu e sarà il suo spirito anarchico, contrario ad ogni forma di violenza e di oppressione.
Antonio non credeva in quella guerra. La sua missione sul campo di battaglia fu quello di soccorrere quei poveracci che gli crepavano tra le braccia, in quell’inferno di fuoco e di morte.
Al termine della Grande Guerra, Antonio fu assunto nelle Ferrovie ma per la sua partecipazione alla rivolta antimilitarista e anticolonialista di Ancona del 1920, fu trasferito a Parma, il 13 dicembre 1921, come impiegato presso gli uffici della locale stazione ferroviaria, in qualità di disegnatore principale. In questa città, a fianco di Alberto Puzzarini, amico inseparabile assassinato dai fascisti nel 1923, entrambi chiamati “i du forestèr”, entrerà a far parte degli Arditi del Popolo, organizzati da Guido Picelli, militante socialista, che gli affidò la difesa del Naviglio nel corso delle barricate. Durante questi giorni di resistenza popolare, Antonio dimostrò carisma, coraggio da leone, capacità di azione, comando e persuasione. Dopo la conclusione della rivolta popolare di Parma, il Nostro continuerà la sua missione di lotta contro i fascismi, in veste nazionale e internazionale, recandosi a combattere nella guerra civile spagnola contro Franco e i suoi alleati.
Morirà a 39 anni, colpito da due colpi di fucile, in qualità di comandante italiano della rinomata “Colonna Ascaso”, durante il combattimento per la conquista di Huesca, il 7 aprile 1937. Era a capo del reparto d’assalto dei “bomberos”, da lui addestrato allo scopo. Destino comune sarà riservato anche a Guido Picelli, colpito a morte da una raffica di mitragliatrice fascista, il 5 gennaio 1937, sul fronte di Mirabueno. A entrambi i nostri due eroi antifascisti saranno celebrati, in Spagna, i funerali di Stato con una larga partecipazione popolare.
A distanza di 75 anni, il 27 dicembre 2012, il Comune di Vasto ha reso onore al proprio figlio Antonio dedicandogli, nella centrale piazza Rossetti, una lapide commemorativa. Nella stessa data, è stato presentato, nella Pinacoteca del Palazzo d’Avalos, il libro “Lo Stranier” scritto dalla vastese Giorgia Sisti e pubblicato, il 12 settembre 2012, dalla casa editrice parmigiana “Fedelo’s”. Un vero e proprio anticipo di gemellaggio, anche se simbolico, tra Vasto e Parma.
Il libro della Sisti è stato curato dal concittadino Piermichele Pollutri, che dagli anni novanta aveva interessato il Comune vastese a dare il giusto riconoscimento ad Antonio Cieri oltre ad aver relazionato, sulla sua figura, in diversi convegni internazionali.
Nel 70° anniversario della guerra civile spagnola, anche a Parma, è stata inaugurata una lapide commemorativa a Borgo del Naviglio; la commemorazione è stata curata da Massimo Ortalli in collaborazione con l’Archivio Storico FAI di Imola. Da segnalare, a conclusione, la pubblicazione di Pino Capucci, Oltretorrente, Universale Economica Feltrinelli, settembre 2005, Milano. L’autore, giornalista e scrittore piemontese, nella descrizione delle barricate del 1922 di Oltretorrente, dedica 9 pagine a quel forsennato del “forestèr, che chiamano anche “al Ross” per il colore biondo rossiccio dei capelli, l’anarchico abruzzese dalla volontà di ferro che non chiede a nessuno di fare ciò che lui non riesca a fare per primo.
A futura memoria delle barricate eroiche del 1922 di Parma, ci piace concludere con i versi del poeta parmigiano Attilio Bertolucci, impresse su tavole di pietra al di là del Ponte Caprazucca di Parma, Oltretorrente: Si erano vestiti dalla festa per una vittoria impossibile nel corso fangoso della Storia.
Stavan di vedetta armati
con vecchi fucili novantuno a difesa della libertà conquistata da loro per la piccola patria tenendosi svegli nelle notti afose dell’agosto con i cori della nostra musica con il vino fosco della nostra terra. Vincenti per qualche giorno vincenti per tutta la vita.
Parma, 2 giugno 2021
Testo e immagini di Antonio Nunno
Report per La Gazzetta dell’Emilia e dintorni.